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Grotta dei Puntali

La RNI Grotta dei Puntali è stata istituita dalla Regione Sicilia nel 2001, e ricade nel territorio in località Villafranca del comune di Carini, nell’Area Metropolitana di Palermo.

La Grotta dei Puntali si apre nella roccia calcarea mesozoica alle falde di Monte Pecoraro, a 96 metri s.l.m. e a circa un chilometro dal mare. Si tratta di una cavità a sviluppo prevalentemente orizzontale, di circa 110 metri di lunghezza e 15 metri di larghezza, impostata su due livelli differenti collegati da pozzi non molto profondi.

All’esterno della cavità sono ben visibili due solchi di battente, che testimoniano un’antica presenza del mare, mentre all’interno i segni delle ingressioni marine sono meno evidenti e prendono, invece, campo quelli dovuti ad un’intensa attività carsica.

l piano di calpestio della grotta è costituito da un deposito grigio brunastro interessato, in alcuni punti, da fessurazioni di disseccamento contornate da efflorescenze biancastre. Le pareti e le volte sono ricoperte da una fitta rete di vermiculazioni argillose note come “pelle di leopardo”. A circa 30m dall’ingresso la cavità presenta un deposito di colore bruno giallastro, contenente frammenti di zanne di elefante.

Nella grotta sono presenti incisioni parietali, tra cui un piccolo cerco (Cervus elaphus) lungo circa 10 cm, due equidi di circa 25 cm nell’atto di brucare e varie incisioni lineari con coppelle.

Inoltre il deposito fossilifero ipogeo rappresenta uno dei giacimenti più noti fra quelli concerneneti i grandi mammiferi del Pleistocene superiore siciliano: ha restituito una grande quanttà di reperti fossili fra cui abbondano i resti delle ossa appartenenti ad una delle forme nane di elefante che caratterizzano le faune continentali pleistoceniche della Sicilia.

Ma il sito rappresenta un’importante stazione per la sopravvivenza di una colonia di chirotteri, apparteneneti a specie di interesse comunicario ai sensi della direttiva 92/43. Tra le peculiarità faunistiche, anche invertebrati cavernicoli altrove raramente riscontrabili, come specie troglofile e troglossone: per questi motivi può rappresentare rifugio per diverse specie di micro e macro mammiferi e di uccelli.

La superficie complessiva è di 15,3 ettari (la parte interna della grotta ricade in zona A; in zona B, all’esterno e per un tratto dal raggio di 5 metri dalla grotta).

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